Etimologia: Cipriano = nativo di Cipro, dal greco e latino

Emblema: Bastone pastorale, Palma

Martirologio Romano: Memoria dei santi martiri Cornelio, papa, e Cipriano, vescovo, dei quali il 14 settembre si ricordano la deposizione del primo e la passione del secondo, mentre oggi il mondo cristiano li loda con una sola voce come testimoni di amore per quella verità che non conosce cedimenti, da loro professata in tempi di persecuzione davanti alla Chiesa di Dio e al mondo.

Di Cipriano giovane sappiamo che è nato pagano a Cartagine intorno al 210. Battezzato verso il 245, nel 249 diventa vescovo di Cartagine. Nel 250 l’imperatore Decio ordina che tutti i sudditi onorino le divinità pagane (offrendo sacrifici, o anche solo bruciando un po’ d’incenso) e ricevano così il libello, un attestato di patriottismo. Per chi rifiuta, carcere e tortura. O anche la morte: a Roma muore martire papa Fabiano. A Cartagine, Cipriano si nasconde, guidando i fedeli come può dalla clandestinità.
Cessata la persecuzione (primavera 251) molti cristiani, che hanno ceduto per paura, vorrebbero tornare nella Chiesa. Ma quelli che non hanno ceduto si dividono tra indulgenti e rigoristi. Cipriano è più vicino ai primi, e con altri vescovi d’Africa indica una via più moderata, inimicandosi i fautori dell’epurazione severa. A questo punto le sue vicende s’intrecciano con quelle di Cornelio, un presbitero romano d’origine patrizia. Eletto papa a 14 mesi dal martirio di Fabiano, si trova di fronte a uno scisma provocato dal dotto e dinamico prete Novaziano, che ha retto la Chiesa romana in tempo di sede vacante. Novaziano accusa di debolezza Cornelio (che è sulla linea di Cipriano) e dà vita a una comunità dissidente che durerà fino al V secolo.
Da Cartagine, Cipriano affianca Cornelio e si batte contro Novaziano, affermando l’unità della Chiesa universale. Non è solo sintonia personale con papa Cornelio: Cipriano parte dall’unità dei cristiani innanzitutto con i rispettivi vescovi, e poi dei vescovi con Roma quale sede principalis, fondata su Pietro capo degli Apostoli. Ucciso in guerra l’imperatore Decio, il suo successore Treboniano Gallo è spinto a perseguitare i cristiani perché c’è la peste, e la “voce del popolo” ne accusa i cristiani, additati come “untori” in qualunque calamità. Si arresta anche papa Cornelio, che muore in esilio nel 253 a Centumcellae (antico nome di Civitavecchia). E viene definito “martire” da Cipriano, che appoggia il suo successore Lucio I contro lo scisma di Novaziano. Lucio muore però dopo un anno (254). Gli succede Stefano I, e durante il suo pontificato c’è uno strappo con Cartagine, per il battesimo amministrato da eretici e scismatici, che è valido per Stefano e nullo per Cipriano.
Questi poi accusa Stefano di considerare ingiustamente il primato di Pietro come un diritto all’ingerenza continua nella vita delle singole Chiese. Il dissidio si estende pericolosamente, ma nell’agosto 257 papa Stefano muore, e intanto l’imperatore Valeriano ordina un’altra persecuzione. Cipriano viene mandato in esilio, dove apprende che il nuovo papa Sisto II è morto martire a Roma, col diacono Lorenzo. Liberato, può far ritorno a Cartagine; ma nel settembre 258 lo arrestano di nuovo, e il giorno 14 muore decapitato. In questo stesso giorno Cornelio e Cipriano sono ricordati per sempre insieme dalla Chiesa.

 

Reliquie dei SS. Cipriano ed Eustachio

7 settembre 2018

Nel libro Vita ed opere di S. Cipriano V. M. patrono di S. Cipriano Picentino nel 17° centenario del suo glorioso Martirio, mons. Oreste Noschese conclude la sua breve ma intensa storia del Martire Cartaginese con queste parole: «Vogliamo augurarci che sorga il giorno beato nel quale una reliquia del grande Patrono venga donata al nostro paese in pegno della protezione dell’inclito Vescovo e Martire di Cartagine».

È ancora impressa nel cuore e soprattutto nelle nostre menti il grande evento del 7 settembre 2018, quando le reliquie dei nostri Santi Patroni Cipriano ed Eustachio giunsero in elicottero al Parco Madonnella in San Cipriano Picentino: quel giorno beato è finalmente sorto!

Le reliquie di San Cipriano Vescovo e Martire, che si possono venerare nella Cappella della Chiesa Madre a lui dedicata, provengono dal Sacrario Apostolico in Roma. Il documento che ne certifica la provenienza e l’autenticità è a firma del Prefetto del Sacrario Fr. Giuseppe Bartolomeo Menocchio, dell’Ordine Eremitano di S. Agostino, datato 16 luglio 1817. Originariamente la reliquia era collocata in una teca ovale, con altri 12 santi. Essa è stata prelevata e confezionata in una nuova teca metallica dorata, inserita in un reliquiario argenteo creato ad hoc per l’evento, certificata da mons. Luigi Moretti, Arcivescovo Primate e Metropolita di Salerno – Campagna – Acerno (Vol. I, n° 213/2018). Le reliquie di S. Eustachio, anch’esse provenienti da Roma, collocate in una identica teca metallica dorata, inserita in un reliquiario argenteo creato ad hoc, è certificata da mons. Luigi Moretti, Arcivescovo Primate e Metropolita di Salerno – Campagna – Acerno (Vol. I, n° 214/2018).

La presenza di due reliquie ex ossibus dei nostri SS. Patroni richiama all’intercessione e protezione che i due Santi hanno da sempre riservato al popolo di San Cipriano e Vignale. Il 26 luglio 1930 il parroco Don Vincenzo Della Monica indirizzava una lettera al Potestà di San Cipriano, raccomandandogli – seppur con poco preavviso – di presenziare ad una processione di penitenza col S. Patrono, per ringraziarlo della celeste protezione dal terremoto riservata al paese; il 16 settembre 1943: «i carri armati entrati in paese, quando tutti i fedeli si apprestavano ad onorare il Santo Patrono. Fu uno sgomento generale, ma nell’animo era viva la speranza che proprio nel suo giorno natalizio ci avrebbe riconfermata la sua celestiale protezione».